giovedì 30 ottobre 2014

Black Film History al MoMa


100 Years in Post-Production: Resurrecting a Lost Landmark of Black Film History
Through March 2015
The discovery of 101-year-old film footage—the earliest known surviving feature film with a cast of black actors—in MoMA's Biograph Studio collection led to the Department of Film's multiyear research project, which culminates in the exhibition 100 Years in Post-Production: Resurrecting a Lost Landmark of Black Film History (through March 2015).

At a challenging time of segregation in the fall of 1913, a virtuoso cast of African American performers, led by famed Caribbean American entertainer Bert Williams (1874–1922), gathered in the Bronx with a mostly white crew to make a feature-length motion picture. After more than an hour of film was shot, the unreleased project was abandoned by its producers and left forgotten until today. Selections from the footage, along with research findings, archival materials, and film stills, can be seen for the first time in this gallery exhibition, and the world-premiere presentation of the assembled footage will be screened on November 8, 2014, in MoMA's annual film-preservation festival To Save and Project.

A selection of excerpts from this landmark film are available online. Experience this extraordinary discovery firsthand—plan your visit to MoMA today.

Tickets are not required for this exhibition, which is free and open to the public during Museum hours.

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venerdì 17 ottobre 2014

Zusammenarbeit. Quando gli ebrei di Hollywood facevano affari con i nazisti

Zusammenarbeit in tedesco significa collaborazione. 
E' una parola che ricorre spesso nella corrispondenza, intercorsa dal 1933 al 1940, tra le filiali tedesche delle major hollywoodiane e gli organismi del regime.
E The Collaboration è il titolo dell'opera del giovane storico australiano Ben Urwand, che distrugge il mito consolidato che vorrebbe gli studios in prima fila nella lotta contro Hitler.
In realtà i dirigenti delle grandi case di produzione cinematografica, tutti ebrei, ad eccezione di Daryl F. Zanuck, manager della Fox, si guardarono bene, almeno fino all'invasione della Francia, dal nuocere ai propri interessi sul fiorente mercato tedesco.
Non era quindi il caso di guastarsi con Berlino e a tal pro accettavano di buon grado che il console tedesco a Los Angeles, esercitasse una sorta di censura sulle sceneggiature, proponendo modifiche o addirittura, a cose fatte, tagli per espurgarle degli elementi non graditi.
Ma anche l'autocensura non mancava e nessun film esplicitamente antinazista fu girato a Hollywood prima del 1939. 
Caso emblematico, la rinuncia all'adattamento cinematografico del romanzo di Sinclair Lewis, It Can't Happen Here (1935), giudicato inopportuno.
Ma dalla ricerca di Urwand emergono dati ancor più inquietanti sulla disinvoltura mercantile dei magnati di Hollywood.
La MGM, per esempio, aggirò la difficoltà imposta dalle restrizioni del governo tedesco, che impedivano il trasferimento dei proventi dei diritti, investendoli in azioni dell'industria bellica nazista, per poi rivenderle in perdita sui mercati europei.
Sul libro di Urwand, negli USA, si è aperto un dibattito, soprattutto sulle colonne del New Yorker, dove il critico cinematografico David Danby ha assolto tutti in nome delle ferree leggi del capitalismo.
Sul New York Times, lo storico del cinema Neal Gabler ha invece sottilmente supposto che i dirigenti ebrei di Hollywood avessero meno paura di ciò che Hitler avrebbe potuto fare ai loro correligionari, di quanto non temessero ciò che avrebbero potuto fare a loro le forze reazionarie americane, se si fossero decisi a prendere una chiara posizione politica.